Il progetto fotografico documenta un percorso artistico e di ricerca costruito intorno al potere evocativo degli strumenti musicali che affronta temi e sfide di grande attualità: la migrazione e la salute mentale. Due argomenti che si intrecciano e che guidano a una riflessione sul potere terapeutico dell’arte e sulla sua possibilità di contribuire allo sviluppo di società più inclusive e coese.
Mare di Mezzo ed Elektra sono oggetti-pretesti chitarre che raccontano come l’arte e la creatività possono essere strumenti di giustizia sociale, casse di risonanza per le voci che sono state dimenticate, spezzate, ammutolite.
Mare di Mezzo nasce nel 2015, costruita con i legni recuperati dai relitti dei barconi approdati a Lampedusa.
“Ho cominciato a sviluppare l’idea di uno strumento che con la sua voce raccontasse la storia dei migranti nel Mediterraneo e ho deciso di realizzarla con frammenti dei barconi arrivati a Lampedusa, l’isola italiana più vicina all’Africa, il principale punto d’approdo dei barconi e delle navi di salvataggio. Ho chiamato la chitarra “Mare di Mezzo”, traducendo il nome arabo al-Bahr al-Abyad al-Mutawassit” Giulio Carlo Vecchini.
Elektra
La chitarra elettrica Elektra nasce da uno stato di rivolta verso l’oggetto simbolo di un rapporto terapeutico basato sulla paura, la violenza, l’abuso di potere. Elektra viene costruita dall’artista liutaio Giulio Carlo Vecchini trasformando un prototipo di macchina di elettroshock in strumento musicale capace di testimoniare e far riflettere sul tema dei manicomi prima della legge Basaglia e sul rapporto tra società e fragilità.
La mostra sviluppa un percorso narrativo tra fotografie in cui sono ritratti grandi artisti, musicisti e intellettuali, che hanno abbracciato la chitarra Mare di Mezzo facendola passare di mano in mano, e la documentazione del processo costruttivo che ha portato alla metamorfosi dalla macchina per l’elettroshock alla chitarra Elektra.
Mare di Mezzo e Elektra sono progetti del liutaio Giulio Carlo Vecchini.
Il percorso di mostra viene curato da Giulio Carlo Vecchini e Sara Uboldi (Unimore- CCW-Cultural Welfare Centre), dal Centro di Salute Mentale-Ausl di Reggio Emilia e da Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia. Il ciclo di eventi culturali viene curato da Sara Uboldi e Simone Stoppazzoni.
Il progetto è promosso e finanziato da CCW-Cultural Welfare Centre di Torino.
La mostra prevede un programma di eventi basati sulla diffusione del metodo Protocollo Pre-texts, un protocollo basato sulla lettura e le arti con impatti sulla salute mentale.
Il programma e gli eventi sono organizzati attraverso una collaborazione di rete coordinata dall’Università di Chieti e Pescara, che comprende: Università di Modena e Reggio Emilia, CCW-Cultural Welfare Centre, Rete Archivi e Salute dell’Archivio di Stato di Modena, Fondazione Palazzo Magnani, Pre-Texts Social Lab e con le associazioni Galline Volanti, Indomiti-Il Giardino del Baobab Reggio Emilia, Città Migrante, Associazione Rabbonì, Sostegno & Zucchero, URASAM coordinamento Regione Emilia Romagna delle Associazioni per la Salute Mentale.
Mostra aperta dal 26 aprile al 25 maggio 2025
Sabato 10/13 – 15/19
Domenica 10/13 – 15/19
26, 27 aprile e 3 maggio 10/20
Domenica 11 maggio, dalle 16.30/17.00 alle 19.00
Reading dei testi nati dalle sessioni di Protocollo Pre-texts sul tema “Mare di mezzo” con il gruppo Gli Indomiti/Il giardino del Baobab e interventi musicali rap e strumentali con gli artisti del progetto CULT- Giro del cielo.
Proiezione di corto dedicato alla chitarra Elektra realizzato dal laboratorio di cinema del Centro di Salute Mentale, con presentazione da parte dei curatori, del regista e dialogo con ospiti.
Introduzione in mostra alle ore 16.30, passeggiata in via Roma fino allo Spazio 49 dove si terrà l’evento.