Il concetto di errore appartiene alla nostra educazione come un intruso inopportuno. Sbagliare è sinonimo di giudizio e provoca spesso un senso di disagio o vergogna.
Nell’ambito del tema di Fotografia Europea 2025, “Avere vent’anni”, attraverso la mostra “Vent’anni sbagliati”, ho ripercorso alcune fasi del mio percorso fotografico, tornando alla fine degli anni Novanta e alla fotografia analogica, che per prima mi ha accompagnato. L’uso di macchine spesso non reflex, completamente manuali, insieme a reflex semiautomatiche, mi ha permesso di fare tentativi che non sempre hanno condotto a quella che si direbbe un’immagine perfetta secondo le regole, ma la fotografia ha spesso preso il sopravvento, rivelando situazioni interessanti, magari sfuggite all’occhio. In un testo del 2003 dal titolo “L’errore fotografico”, l’autore Clément Chéroux traccia una breve storia dei fenomeni considerati “effetti perversi in fotografia”. Nel XIX secolo tra i più ricorrenti avremmo trovato: “la scena fotografata appare improvvisamente perturbata; la pellicola o la stampa si è macchiata, rigata o deformata; il soggetto appare flou, deformato, mal inquadrato o difficilmente riconoscibile”.
Errare resta comunque un vagare che consente di rivalutare i propri percorsi, come del resto avviene nella realtà rispettoa scelte compiute alla fine dell’adolescenza.
Un invito dunque a cercare l’errore o a godere della sua imprevedibilità.
c/o Relive Coffee and Lounge Bar
Piazza della Vittoria 1F, Reggio Emilia