Cinzia è una delle nostre collaboratrici scolastiche che al mattino ci accoglie nel nostro istituto avvolta da un caldo sciarpone, con un sorriso e con una di quelle risate sonore e inconfondibili.
Cinzia non ha vent’anni, ma indossa spesso degli anfibi neri e quando le si chiede qualcosa risponde: «Guardòm avanti!».Per un adulto, questa esclamazione, è una chiara esortazione a “lasciar andare”, ma detto ai nostri studenti di dodici e tredici anni è un invito a guardare avanti verso il futuro. Un futuro che talvolta appare incerto e spaventoso, ma che con la giusta guida può aprire orizzonti e desideri realizzabili. È su questa possibilità abbiamo deciso di lavorare con i ragazzi a cui è stato chiesto di rappresentarsi ad occhi chiusi nel loro futuro e di descrivere se stessi da lì a qualche anno più avanti.
Ognuno ha descritto se stesso, dapprima fisicamente, attraverso un esercizio di consapevolezza in cui ciascuno si è visto più alto, più magro, più muscoloso, più peloso… E poi è arrivato il desiderio; il desiderio di fare l’università, di viaggiare per il mondo, di fare il contadino, la ballerina, il meccanico, la dottoressa, l’operaio.
Il passo successivo è stato quello di identificare degli oggetti simbolici che un po’ come una “natura morta” descrivessero al meglio la proiezione in avanti che Cinzia ci ha ispirato a fare.