Cresciamo sapendo che i vent’anni sono l’età in cui vivremo la nostra miglior giovinezza.
Aspettiamo, trepidiamo, sogniamo di poter dire il nostro nome, la nostra età e l’elenco di tutte le cose che siamo e stiamo facendo.
Ci immaginiamo inarrestabili, sospesi tra possibilità infinite.
Ma quando ci arriviamo, la realtà è un’altra. L’unica cosa certa sono i numeri che scorrono, mentre ci sentiamo spettatori di una vita che sembra sfuggirci, come se si fosse staccata da noi per andare a fare un giro altrove.
Mettiamo in discussione tutto, ci sentiamo persi, affogati tra le aspettative sociali e familiari e quello che vorremmo essere.
A proposito: chi vogliamo essere? Non avevamo ancora avuto il tempo di pensarci.
Così iniziamo ad aspettare di nuovo, guardando avanti con un misto di speranza e inquietudine.
“Non voglio arrivare a trent’anni senza aver fatto…” come se oltre i 29 tutto perdesse luce, come se il tempo smettesse di concederci possibilità.
E poi i trenta arrivano.
C’è chi li accoglie con un gesto drastico, chi prosegue indisturbato, chi si accorge solo all’ultimo momento che il tempo è passato.
Scoprire chi siamo e chi vogliamo diventare sembra un traguardo, ma si rivela un’illusione. I sogni si sono assottigliati, smussati dalle circostanze, mentre le sfide restano, più nitide e meno romantiche. Abbiamo conquistato un posto nel mondo, eppure ci sentiamo fuori posto, scomodi.
Dei vent’anni conserviamo la vulnerabilità, la rabbia e lo spaesamento, solo che ora non possiamo più chiamarlo crescita.
Ora dobbiamo dimostrare, fare, essere.
“Come, non hai ancora un lavoro stabile?”“E i figli?”
“Perché viaggi quando dovresti comprarti una casa?”
A trent’anni vince chi impara a spegnere i giudizi e riaccendere la propria luce.
Chi smette di aspettare, di giustificarsi, di inseguire un copione scritto da altri.
Chi sceglie di vivere, che sia con un grande salto o un piccolo passo alla volta.

Queste fotografie state scattate dalle stesse persone che vedete ritratte, in un pomeriggio piovoso, con la consapevolezza che i loro vent’anni non sono un ricordo sbiadito, ma una presenza viva. Non sono andati perduti: si sono trasformati, evoluti, diventando qualcosa di più grande.

Un fuoco che arde ancora.
Una rivoluzione che non si arresta.
Un atto continuo di riscoperta.

BIO

Giorgia Aurelio (32 anni, Reggio Emilia) e Stefania Gambella (32 anni, Modena) fotografano il tempo che si rifrange nelle crepe del quotidiano, catturando immagini sospese tra istinto e memoria. I loro scatti esplorano la luce negli interstizi, in bilico tra malinconia e riscoperta, tra ciò che si crede di conoscere e ciò che ancora sorprende.

Il loro sguardo è intimo e frammentato, come i ricordi che riaffiorano inaspettatamente. Attraverso un uso soffuso e gestuale della luce, riflessi e contrasti tra ombre e chiaroscuri, il loro lavoro evoca una dimensione sospesa e sensoriale. Il minimalismo narrativo e la spontaneità delle pose accentuano la vulnerabilità del soggetto, mentre la composizione frammentata amplifica il dialogo tra identità, corpo e spazio. Le loro fotografie indagano il senso di appartenenza, il cambiamento e il modo in cui la nostra essenza si riflette nei luoghi, nei volti e nelle atmosfere.

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dal 24 aprile al 8 giugno 2025

Indirizzo & Contatto

Indirizzo

Blink Hair Studio - Via Guido Panciroli, 8 Reggio Emilia

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